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Antonio Marras Fashion Show FW 2024: civiltà antica e una dedica
Eleonora d’arborea, Judicissa Principessa medievale di Sardegna. Vissuta tra la metà del 1300 e i primi del 1400, Eleonora fu l’ultima regnante indigena dell’Isola capace di radunare sotto un’unica bandiera le diverse popolazioni sarde che per la prima volta si riconobbero come “nazione” e lottarono con successo contro gli aragonesi.
Il suo nome è strettamente legato alla Carta de Logu, lo straordinario testo giuridico in lingua sarda con le norme di diritto civile e penale valide nel regno d’Arborea rimasto in vigore fino al 1827. La Carta de Logu si occupava di tutti gli aspetti della vita dei suoi sudditi, dal fuoco, problema atavico dell’isola, riservando agli incendiari grosse multe e predisponendo fasce rompifuoco, ai possedimenti, ai delitti rinnegando esplicitamente l’antica regola barbarica per cui il sangue versato poteva essere asciuga- to dall’oro, e una vita poteva essere ripagata con una borsa di monete. Almeno in questi casi, il ricco e il povero erano finalmente uguali.
Fondamentale e illuminato è l’articolo 21, che riguarda lo stupro che stabilisce due principi straordinariamente avanzati anche rispetto alla nostra legislazione moderna. Il primo afferma che il matrimonio viene considerato riparatore solo se è di gradimento della donna offesa («si est sença maridu e plaquiat assa femina»), e comunque non estingue completamente il reato, perché il colpevole deve ugualmente pagare allo Stato («su Rennu») una multa. Se invece la donna non lo gradisce come marito, lo stupratore deve provvedere ugualmente al suo avvenire facendola sposare a un altro, e dunque dotandola, in modo conveniente alla sua condizione sociale, e con un uomo che le piaccia.
Il secondo principio riguarda la verginità femminile, cui non si attribuisce un’importanza fondamentale. Infatti la pena è identica sia che il reo abbia preso con la forza una nubile, zitella o fidanzata («bagadja Io jurada»), sia se «ispulcellarit alicuna uirgini». Raramente nell’antichità un atto ufficiale è così rispettoso della volontà della donna. Nel diritto italiano, il matrimonio “riparatore” che seguiva al rapimento e stupro è stato abrogato solo nel 1981, dalla legge 442. L’articolo soppresso – il 554 del codice penale – recitava: “Il matrimonio che l’autore del reato stupro contragga con la persona offesa estingue la colpa.”
La figura di Eleonora è avvolta nel mistero. Possiamo immaginarla nella sua attività preferita: la caccia col falcone, a cavallo per le sue terre, con il suo inseparabile falco sul polso pronto a obbedirle alzandosi in volo. Un’arte praticata da re e da regine. La sua corte non doveva essere meno sfarzosa di quella d’Aragona e il suo guardaroba non dissimile da quello della regina Sibilla, moglie del re Pere. In Sardegna si usava vestire a “sa francesa” o a “sa sardisca”.
Noi la pensiamo regale, ribelle, indipendente e innovatrice. Per lei e per gli abitanti del suo regno abbiamo immaginato broccati ricamati, damaschi a motivi floreali, check bianchi e neri o rossi e neri, piede de poule, gessati, chevron, camouflage, lane dipinte o spalmate d’oro, velluti devorati, flock, voile a rose, chiffon a pennellate, pizzi, ricami, intarsi e patch a losanghe. Luccichii e fili pendenti. Montoni importanti e pelle stretch invecchiata e pelle colorata o shining, cerniere, spille e fibbie. Maglie decorate, jacquard paesaggio, maglie accoppiate con jais, argyle, trecce e intarsi. Abiti scivolati o a campana, capispalla autoritari, mantelle, giacche over o piccolissime, pantaloni cargo o dalla vita altissima, bustini, gonne drappeggiate e tante, tantissime camicie bianche.
I colori sono i verdi del sottobosco, il giallo, il rosso, l’oro e il nero.
La sfilata di Eleonora è dedicata a Carmelo Tedeschi. E’ stato fra i primi designer ad unirsi al nostro laboratorio di Alghero. Siciliano ma cittadino del mondo, dopo Alghero e Berlino aveva fatto di Fez la sua residenza. Lavorava la pelle come si lavora la creta o il pane, con sapienza e passione. Un artista non solo un designer. Le sue mani erano l’espressione del suo essere: generose, grandi, duttili, laboriose, fantasiose, geniali, infinite. In questa sfilata ci sono alcuni dei suoi lavori pensati per Eleonora, purtroppo gli ultimi.
Nella sua camera ha voluto una macchina da cucire che ha continuato, quando ne aveva la forza, ad utilizzare con dedizione. A Carmelo siamo debitori di bellezza, gentilezza e stupore.
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