L’emblema della ecostenibilità di Timberland in due sneaker per la Primavera 2020

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In tema di calzature protagoniste di questa stagione sono le sneaker, per questo motivo Timberland ha scelto come ambassador della sua campagna incentrata sul tema della sostenibilità due dei suoi modelli: Earth Rally per l’uomo e Emerald Bay per la donna.

Questi prodotti lifestyle casual, che combinano un design sportivo con dettagli di grande attualità, sono realizzati utilizzando ReBOTL, un materiale brevettato che trasforma le bottiglie di plastica in un filato flessibile e resistente.

Il modello da uomo Earth Rally è dotato di una tomaia Flexknit Ox realizzata in ReBOTL, una spessa suola in gomma e un grande logo ad albero. Disponibile nei colori blu, verde, rosso, nero e bianco.

Il modello da uomo Earth Rally

Per la donna la nuova sneaker Emerald Bay è dotata di lacci, con tomaia in ReBOTL e suola di gomma oversize a due colori. Disponibile nelle tonalità neutre come nero, grigio, bianco e beige, oltre che in rosa-viola con accenti arancioni, bordeaux-grigio e verde oliva.

Il modello da donna Emerald Bay

Alice e Jack protagonisti della campagna SS20 Nature Needs Heroes di Timberland con i modelli Emerald Bay per lei ed Earth Rally per lui.

Alice Aedy è una fotogiornalista, documentarista e attivista londinese. Nel suo lavoro si occupa di questioni ambientali e sociali, attraverso le storie delle persone reali che incontra. Alice si avvale di storie potenti per ispirare e incoraggiare gli altri ad agire.

Esordisce come fotoreporter dopo aver studiato politica e storia. All’inizio della sua carriera visita un campo profughi in cui pensa di restare solo per alcuni giorni. Ma poi, per mesi continua a visitare i campi come volontaria, sempre con la macchina fotografica in mano.

“Con il tempo, dopo aver osservato altri giornalisti, ho imparato a scattare foto e a costruire relazioni”.

Negli anni successivi, Alice fotografa le migrazioni forzate in Europa e Medioriente e la gente che vive in prima linea il cambiamento climatico. Affronta in modo umano questioni difficili come la siccità e l’innalzamento del livello del mare.

Per Alice, difendere la natura non è un compito esclusivo. Chiunque abbia a cuore il pianeta in cui viviamo può lottare per la natura.

“Non è necessario diventare l’attivista perfetto. Non è questo che dovrebbe dissuadere qualcuno dal farsi coinvolgere”.

Alice crede che un semplice coinvolgimento possa rappresenta- re il primo passo.

“Non voltatevi dall’altra parte. Tutti possiamo impegnarci ed essere attivisti migliori”.

Alice crede nella riuscita dei movimenti guidati dai giovani.

“È un momento emozionante. Stiamo cambiando l’attitudine sociale, modificando il consumismo. Le persone sono più consapevoli. Sempre più gente vuole avere un impatto positivo sul pianeta”.

Una delle maggiori sfide di oggi riguardanti l’ambiente è comunicarne le problematiche. È qui che entra in gioco il documentarista londinese Jack Harries.

“È un problema di comunicazione. Viaggio nei luoghi più colpiti dai cambiamenti climatici e comunico ciò che sta accadendo in modi nuovi e creativi, per ispirare le persone ad agire”.

“Uno dei miei obiettivi consiste nel cambiare come l’ambientalismo viene percepito. Crescendo, non è mai stato cool essere un ambientalista, il che mi sembra pazzesco perché tutti dipendiamo dalla salute dell’ambiente. Voglio renderlo qualcosa di fantastico. Voglio che i giovani crescano con l’obiettivo di diventare ambientalisti”.

Jack dice che la sua passione per la natura deriva dalla gioia di esserne circondato.

“Sono la persona più felice del mondo quando nuoto vicino a una cascata o quando mi trovo in un grande spazio verde”.

L’elemento catalizzatore della carriera di Jack è stato un viaggio in Groenlandia nel 2015.

“Quando ho visto un enorme pezzo di ghiaccio disintegrarsi in mare, ho deciso di dedicare la mia vita all’ambiente”.

Essere un eroe per la natura può voler dire semplicemente cambiare prospettiva.

“La cosa più importante che un giovane possa fare è iniziare a porsi domande. Da dove arriva il mio cibo? Da dove arrivano i miei vestiti? Quale carburante muove questa macchina, questo treno o aereo? Se iniziamo a porci queste domande, possiamo sollevare la spessa coltre che ci impedisce di vedere in cosa consistono questi processi”.

Grazie al suo lavoro, Jack spera di veder crescere il numero di persone che protestano per strada e chiedono con forza di intervenire sul cambiamento climatico.

“Mi piacerebbe vedere l’ambiente come il fulcro di tutto ciò che facciamo, perché di questo si tratta, ma ce ne siamo dimenticati”.

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