C’è un luogo dove la bellezza antica si trasforma in visione contemporanea. In quella terra di confine tra il mito e la moda, Francesco Scognamiglio inaugura un nuovo capitolo creativo con la collezione Couture Autunno/Inverno 2025–2026 intitolata “Il Fauno”. Un progetto che affonda le radici nella mitologia pompeiana e trova forma tra le sale barocche del Palazzo Reale di Napoli, dove l’abito diventa architettura e la memoria si fa materia.
Il fauno di Pompei, musa di una nuova femminilità
Ispirata alla figura del fauno, creatura liminale tra umano e divino, la collezione interpreta il mito come atto di resistenza poetica. La modella irlandese Aimee Byrne incarna questa femminilità nuova: magnetica, aristocratica, mitologica. Lontana da ogni rappresentazione fragile, è una figura che attraversa il tempo, rinasce e si reinventa.

Il risultato è una couture sospesa tra sogno e sostanza: chiffon trasparente e organze impalpabili convivono con maxi pellicce scultoree, bustini decorati da cristalli e guanti di piume. Ogni capo è costruito come un segno materico, un dettaglio che racconta senza urlare. L’essenza sartoriale si fonde con l’evocazione simbolica.

Napoli come corpo vivo della collezione
La sfilata si svolge tra le architetture del Palazzo Reale, dove i riferimenti barocchi e neoclassici diventano parte integrante del racconto. Il luogo non è semplice sfondo, ma organismo scenico: la scenografia è reale, viva, profondamente connessa allo spirito della collezione. È in questo dialogo tra spazio e corpo che si compie la vera rinascenza sartoriale.
Come afferma Francesco Scognamiglio: “È la trasformazione della bellezza classica in icona contemporanea”. Una frase che riassume la visione complessiva della collezione: non nostalgia, ma reinvenzione. Non fedeltà alla storia, ma tensione verso una nuova eleganza.

Un’estetica tra grazia antica e nuova sensualità
La collezione AI 25–26 è costruita su forme fluide e proporzioni calibrate, dove il tailoring si apre a codici androgini e l’ornamento si fa gesto scultoreo. I pizzi incrostati su tessuti leggeri, le trasparenze orchestrate con precisione, le silhouette che alternano morbidezza e verticalità: tutto contribuisce a definire una donna che si muove tra forza e sospensione.
È un lessico sartoriale che non cerca l’effetto, ma l’emozione. Che non rincorre l’iconicità, ma la presenza. Che non urla, ma resta.
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